(articolo già pubblicato il 10 gennaio 2023)
Quando l'edificio viene percepito come un'icona (dell'architettura) - un'immagine rappresentativa e statica del buon gusto o addirittura un salone sacro e oggettivizzante - il coinvolgimento dei visitatori e puramente formale. E la loro sensazione di presenza viene assorbita in una narrazione sospesa della conoscenza (quindi un dislocamento nel quale il tempo atmosferico che è al di fuori non fa alcuna differenza). È come relazionarsi e discutere con l'edificio senza la componente più rilevante: la durata oppure, ancora meglio, il tempo cronologico. Il tempo del visitatore - il tuo tempo. Ci vuole del tempo per camminare [...] in ogni singolo spazio espositivo nell'edificio. Sperimentare gli spazi, muoversi in loro, approfittare del tuo senso del tempo, ti doni il beneficio della presenza - di possedere un corpo. Spostarsi e interagire con l'ambiente circostante è, infine, ciò che costituisce gli spazi.
(Olafur Eliasson)
Una forse delle cose più affascinanti che ricordo delle sere d’estate nella corte dei miei nonni era quando mio padre posizionava davanti ad un lampione un pezzo di plastica colorata semi-trasparente che cambiava il colore della parete vicina. Quasi in automatico iniziavo a giocare con il mio corpo, principalmente con le mani, le quali mi permettevano di animare storie di esseri che assomigliavano ad animali che ballavano e cantavano. Col tempo, crescendo, scoprii che quei gesti, quelle situazioni, potevano essere paragonate al teatro delle ombre cinesi. In questi spettacoli le figure non si vedono direttamente, bensì come dice stesso il nome, compaiono solo le loro ombre. Lo spettacolo viene eseguito davanti ad uno schermo semitrasparente dietro il quale gli attori muovono le figure e recitano le varie parti.
Dunque arriviamo a noi: "Olafur Eliasson. Nel tuo tempo". Mostra ideata dalla Fondazione Palazzo Strozzi a settembre dello scorso anno. Una mostra dedicata ad uno degli artisti forse più visionari e intraprendenti del nostro secolo. Presentata come una delle esposizioni più grandi dedicate a questo artista in Italia, ma ciò che la rende veramente interessate e da vivere è il fatto che le opere presenti, tranne alcune, sono il risultato di un lavoro diretto di Eliasson con Palazzo Strozzi. Opere site-specific che modellano lo spazio che ci circonda. Tutte le installazioni non nascondono lo spazio che le ospitano ma lo modellano, lo esaltano, lo manipolano e allo stesso tempo lo cancellano. L’artista sfrutta la luce, l’acqua e il colore per manipolare la nostra percezione dello spazio che diviene un teatro di ombre dove giocare con i nostri corpi: è solo l’inizio. Nelle sale di Palazzo strozzi siamo sia attori che spettatori. Osserviamo le altre persone interagire con la luce che proietta i loro corpi sui teloni semi-trasparenti e restiamo affascinati davanti a situazioni sempre uniche e irripetibili. Il punto fondamentale per godersi questa mostra è giocare: giocare con la luce e con lo spazio. meravigliarsi di ciò che in realtà non c’è. Infatti non vi sono oggetti (non intesi nel modo classico) è una mostra senza oggetti e utilizza come cardine ciò che tutti i giorni abbiamo davanti agli occhi, ovvero: la luce.
E tu? Hai già visitato questa mostra?
Sei ancora in tempo! La mostra è visitabile ancora fino al 22 gennaio 2023.