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Oggi ti porto... a "L’INARCHIVIABILE. Radici coloniali strade decoloniali”

01-03-2024 02:25 PM

Marzia Azzurra Albanese e Armando Di Caprio

#oggitiporto,

Oggi ti porto... a "L’INARCHIVIABILE. Radici coloniali strade decoloniali”

Qualche settimana abbiamo visitato “L’Inarchiviabile. Radici coloniali strade decoloniali” giusto in tempo per potervene parlare. La mostra è stata...

(articolo già pubblicato il 1 giugno 2022)

 

 

Qualche settimana abbiamo visitato “L’Inarchiviabile. Radici coloniali strade decoloniali” giusto in tempo per potervene parlare.

La mostra è stata un’iniziativa del Goethe-Institut di Roma a cura di Viviana Gravano e Giulia Grechi nell’ambito del progetto “Transcultural Attentivess”.

 

Esistono eredità difficili che possono essere percorse attraverso strade differenti. È questo ciò che accomuna gli artisti esposti in mostra.

Alla base dell’esposizione vi è l’idea di una rilettura e una “riesumazione” di quelle che sono le tracce coloniali. Sono tracce che vivono costantemente una forma di presenza-assenza, sono invisibili perché non le vogliamo guardare. Questa esposizione mette in luce la realtà di queste tracce che non sono visibili solo nella Storia ma anche e soprattutto nel quotidiano.

L’archivio, d’altronde, è un luogo attraverso il quale il colonialismo ha continuato a riprodurre se stesso.

 

Alcuni oggetti, alcuni corpi, alcune voci eccedono l’archivio, sfuggono alla sua grammatica. E dunque, in che modo ci interrogano? In che modo sfidano le narrazioni che elaboriamo per dirci chi siamo? (Viviana Gravano e Giulia Grechi)

 

Délio Jasse, per esempio, opera sulle iconografie coloniali, rielabora le testimonianze provenienti dall’Ex museo Coloniale di Roma e dalla collezione fotografica dell’ISIAO.

Il suo lavoro è una “traduzione” manuale, una rielaborazione, una messa in discussione di quella visione scientifica sinonimo di “verità”. Ciò viene effettuato dall’artista mettendo in evidenzia con il colore solo un piccolissimo dettaglio, in modo da sviare la vista del fruitore permettendogli di rileggere la narrazione da un differente punto di vista, cogliendo il “nascosto”.

 

O ancora l’esempio di Camilla Casadei Maldini e Luca Capuano che partono da quella che è la nostra quotidianità e di come essa sia stata influenzata dalle tracce coloniali. L’arazzo “Voyage data recorder” a prima vista pare mostrare un disegno astratto di difficile interpretazione, una linea curva e a tratti spigolosa che si avvicina e allontana continuamente da un punto che pare non riuscire a raggiungere. È la rappresentazione di un muro invisibile ma reale, quello della "fortezza Europa", una frontiera non presente ma inviolabile; una posizione: essere dentro o fuori.

Un gesto violento che si trasforma in uno di cura, quello nascosto dietro ad ogni trama tessuta.

 

L’Inarchiviabile è stata più di un’esposizione, è stata una chiamata ad una presa di posizione, la possibilità e necessità di comprendere e rileggere un passato scomodo e violento. Una decolonizzazione possibile per incamminarci verso una presa di coscienza verso le contraddizioni presenti nella nostra quotidianità.

 

Forse quello a cui siamo chiamat_ è decostruire, rovesciare e disseminare l’archivio stesso come dispositivo di memorabilità. (Viviana Gravano e Giulia Grechi)